Devitalizzazione dente

Devitalizzazione dente: tutto quello che devi sapere

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Cos’è la devitalizzazione

Hai mai sentito parlare di devitalizzazione e ti sei chiesto cosa sia esattamente? Ti faccio subito chiarezza: la devitalizzazione è un trattamento che serve a salvare un dente quando la parte interna, quella viva, si è danneggiata. Dentro ogni dente c’è un piccolo spazio pieno di vasi sanguigni e nervi – si chiama polpa dentale – ed è lì che iniziano i problemi quando si infiamma o si infetta.

E perché succede? Fondamentalmente perché una carie trascurata è arrivata troppo in profondità, o per un trauma, che può essere un colpo forte, una crepa in seguito ad un carico eccessivo o una parte di dente che si rompe per aver morso qualcosa di duro inaspettatamente, tipo il classico nocciolo di oliva.  

Dei segnali che potrebbe essere necessario devitalizzare un dente ci sono quando comincia ad esserci un dolore al freddo che va a peggiorare o un dolore che aumenta di notte o quando vedi un dente più scuro degli altri.

Spesso si pensa che la devitalizzazione sia associata a dolori atroci, ma non è così.

Se si effettua una buona anestesia la devitalizzazione può essere ultimata perfettamente senza dolori. 

Il problema è quando lasci andare avanti un dolorino che ti sta avvertendo che forse dovresti andare dal dentista e questo si trasforma in un dolore insopportabile… Se arrivi dal dentista con un male da sbattere la testa contro il muro allora lì fare un trattamento completamente indolore diventa più difficile, per cui non sottovalutare i segnali che ti sto spiegando!

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Quando si rende necessaria

Ora ti starai chiedendo: “Ma quindi, quando serve davvero fare una devitalizzazione?”. Ottima domanda. Non è che si decide a caso di devitalizzare un dente, eh? Di solito si arriva a questa soluzione solo quando non ci sono più alternative per tenerlo in vita senza farti soffrire.

La causa più frequente? La carie profonda. Sì, proprio lei. Quella che magari hai ignorato per un po’, perché “non fa ancora così male”. Il problema è che quando una carie arriva a toccare la polpa i batteri possono generare una infiammazione del nervo. Come ogni tessuto infiammato, anche il nervo infiammato vorrebbe gonfiare. Peccato che sia contenuto all’interno di una struttura rigida come il dente, che finisce per rappresentare un po’ la bara del nervo, che provando a gonfiare si comprime, uccidendosi. Il dolore può diventare fortissimo, con fitte che vanno e vengono a intervalli regolari o aumentare o scatenarsi di notte.

Un’altra situazione che può portare a devitalizzare un dente? Un trauma. Tipo una botta forte giocando a calcetto o magari cadendo. O anche un trattamento ortodontico dove un dente sia stato trazionato troppo velocemente.  In questi casi il dente può morire anche senza dolori e in certi casi, anche se non sempre, diventare più scuro.  E lì serve intervenire.

In certi casi, infine, un dente può essere devitalizzato per ragioni protesiche. Se un dente deve essere rimpicciolito troppo perchè è in una posizione che può essere corretta con una corona in ceramica, se nel farlo si deve andare troppo vicino al nervo o addirittura invadere il suo spazio, allora ecco che può servire fare una devitalizzazione preventiva, per evitare di sentire male dopo aver cementato il dente in ceramica definitivo. 

Come si svolge una devitalizzazione

Ti dico subito una cosa: la devitalizzazione non è un intervento da paura come si pensa, soprattutto se fatta come si deve. Nella nostra clinica, ad esempio, usiamo tecnologie avanzate e tutto è pensato per farti stare tranquillo. Ma vediamo un po’ come funziona, passo dopo passo.

L’obbiettivo di una devitalizzazione è di rimuovere tutto il nervo dal dente, allargare lo spazio dove prima c’era il nervo, che può essere piccolissimo, al fine di poter disinfettare perfettamente lo spazio che occupava, comprese le diramazioni laterali, e infine sigillare tridimensionalmente il vuoto creato con un materiale apposito, in modo da non lasciare spazio ai batteri per sopravvivere. 

Per prima cosa ti facciamo una radiografia. Serve a capire quanto è profondo il danno e quanti canali ha il dente. Già, perché non tutti i denti sono uguali: quelli davanti di solito hanno un solo canale, mentre i molari ne possono avere tre o anche quattro.

In certi casi i denti possono presentare anomalie di forma o dubbi che possono richiedere anche di indagare con una scansione radiografica tridimensionale, una TAC o CBCT, per capire meglio l’anatomia del dente e le difficoltà che si incontreranno.

Poi si passa all’azione. Si isola il dente con una diga di gomma, che è una sorta di “mantellina” che tiene asciutto il campo di lavoro e protegge il resto della bocca. Dopo si fa un foro sul dente per arrivare alla polpa infetta. A quel punto si entra con strumenti sottilissimi e si pulisce tutto l’interno: si rimuove il tessuto malato, si allargano i canali in cui era alloggiato il nervo, si disinfetta per bene lo spazio vuoto rimasto con apposite soluzioni irriganti in modo da essere pronti alla chiusura, ossia il riempimento dello spazio vuoto rimasto nelle radici del dente, che deve essere sigillato.

Usiamo materiali appositi per chiudere i canali e impedire che i batteri tornino a fare danni. In alcuni casi si mette una medicazione provvisoria tra un appuntamento e l’altro, in altri, i più frequenti, si riesce a chiudere tutto subito. Dipende dalla situazione.

Una cosa importantissima in endodonzia, che è la branca dell’odontoiatria che si occupa delle devitalizzazioni, è che il dentista deve lavorare con un sistema di ingrandimento, altrimenti è impossibile fare una devitalizzazione come si deve. Il nervo è una struttura microscopica all’interno di una cavità piccola fatta in un dente che sta in una cavità buia e relativamente piccola come la bocca. Se il dentista non utilizza un occhialino ingrandente con una luce diretta sul dente o, meglio, un microscopio operativo che gli permetta di ingrandire e illuminare l’interno del dente, allora il risultato della devitalizzazione non potrà che essere mediocre

E se il dente è molto compromesso? Beh di come ricostruire un dente devitalizzato ne parleremo in un’altra occasione, ma sappi che il dente devitalizzato è più fragile degli altri e quindi va protetto dal rischio di potersi fratturare. Dopo tutto questo lavoro non vorrai vanificare tutto spaccando il dente dopo qualche tempo?

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La devitalizzazione fa male?

Questa è la domanda che mi fanno più spesso: “Dottore, ma fa male?”. E la risposta è semplice: se non aspetti di avere un dolore pazzesco per presentarti dal dentista no, non fa male. Ti spiego perché.

Prima di iniziare, ti facciamo sempre una buona anestesia locale. Te lo garantisco: non sentirai nulla durante l’intervento. Zero dolore, solo magari un po’ di fastidio a tenere la bocca aperta, ma niente di più. E se hai un po’ d’ansia, tranquillo: ne parliamo, ci prendiamo il tempo giusto, nessuna corsa.

L’unico caso in cui a volte serve fare una anestesia fastidiosa direttamente sul nervo, la cosiddetta intrapulpare, è in alcuni casi in cui il paziente arriva in studio con un dolore fortissimo. Quando i recettori del dolore vengono svegliati, poi addormentarli completamente può essere più complicato. Per questo battiamo sempre sulla prevenzione!

Poi certo, qualche fastidio dopo il trattamento può esserci, ma è normale. Abbiamo pure sempre fatto una microamputazione chirurgica (mi piace sempre spararle così grosse!), il dente è stato “manipolato” e può essere sensibile alla pressione per qualche giorno. Di solito basta un antidolorifico e va via tutto. Se il dolore diventa forte o dura troppo, allora sì, ci si rivede per un controllo, ma capita raramente.

E sai cosa mi dicono tanti pazienti alla fine? “Tutto qui? Pensavo peggio”. È proprio così. La paura è spesso più grande della realtà. Con le tecniche e gli strumenti di oggi, una devitalizzazione è un trattamento di routine, che si fa in tutta sicurezza.

Devitalizzazione dente

Tempi e durata del trattamento

“Quanto ci vuole per devitalizzare un dente?” – anche questa è una delle domande classiche. La verità? Dipende, ma ti do qualche riferimento chiaro.

In media, una devitalizzazione in mano a un endodontista esperto richiede un solo appuntamento.

In rari casi in cui un dente presenta difficoltà anatomiche particolari o quando il dente alla fine del processo di pulizia continua a mostrare segni di infiammazione con sanguinamenti residui o presenza di essudato da infiammazione (come quando da una ferita esce un po’ di siero), allora può essere necessario un secondo appuntamento.

Se trovi un dentista che ci mette ancora 4 o 5 appuntamenti, per non dire peggio, per devitalizzare un dente, è doveroso pensare che qualcosa non stia funzionando.

Per intenderci, in un anno i denti che chiudo in due sedute sono davvero pochi, in tre direi nessuno.

Ti chiederai quanto dura l’appuntamento per devitalizzare un dente. Proprio perché è sempre meglio chiudere tutto in una seduta l’appuntamento per una devitalizzazione può durare da un’ora a 2 orette. Io spesso tengo in agenda un’ora e mezza o due, perché a noi piace ottimizzare i tempi e oltre a fare la devitalizzazione di solito faccio anche la ricostruzione e metto già l’eventuale provvisorio in resina, facendo già l’impronta per l’intarsio o la corona in ceramica che proteggeranno il dente dal rischio di rompersi. 

Ma tranquillo, facciamo pause se serve e comunque non trovo praticamente mai persone che non riescono a resistere per 2 orette con qualche pausa con la bocca aperta… non ci crederai ma sono di più i pazienti che si addormentano!

Cosa aspettarsi dopo una devitalizzazione

Finita la devitalizzazione, uno pensa: “Ok, è tutto risolto”. E sì, nella maggior parte dei casi lo è davvero, ma ci sono alcune cose che è bene sapere.

Nei giorni subito dopo il trattamento, è normale sentire un po’ di fastidio o una lieve sensibilità, soprattutto se il dente era molto infiammato prima dell’intervento. Non è un dolore vero e proprio, ma più una sensazione di “pressione” o “indolenzimento” quando mastichi. Passa da solo o con un semplice antidolorifico. Se invece senti un dolore forte, pulsante o che peggiora, allora è meglio che ci sentiamo: potrebbe essere utile abbassare un po’ il dente o magari prescrivere un antibiotico, se si lavorava su denti già morti o devitalizzati con infezioni latenti sotto la radice. 

Un altro segnale da non ignorare? Gonfiore, febbre o pus dalla gengiva. Quelli sono campanelli d’allarme seri e vanno affrontati subito. Ma, ti rassicuro, sono casi rari, che riguardano le cure di denti che presentavano già infezioni sotto la radice prima del trattamento.

Dopo la devitalizzazione, il dente dev’essere ricostruito e protetto bene. A volte basta un’otturazione, altre volte servono una corona o un intarsio, soprattutto se il dente è posteriore o già indebolito. Questo lo valutiamo insieme, ti spiego sempre tutto per filo e per segno.

E non dimenticarti i controlli: anche se il dente non fa più male, tenerlo monitorato è fondamentale, almeno una volta all’anno. Così ci assicuriamo che tutto stia andando come deve.

Possibili complicazioni e rischi

Ok, parliamoci chiaro: la devitalizzazione è un trattamento sicuro, ma – come in tutte le cose – qualche rischio c’è. Te lo dico non per spaventarti, ma per essere trasparente al 100%.

La complicazione più comune? Un’infezione che non si risolve del tutto. In certi casi l’infezione oltre il fondo della radice ha avuto tempo di organizzarsi e cronicizzare con delle colonizzazioni batteriche che non si risolvono chiudendo la porta di uscita dei batteri e delle tossine. In altri casi non si riesce a disinfettare tutto il sistema complesso di canali del dente e può servire un trattamento di revisione. In certi casi si riapre il dente e si ripulisce di nuovo tutto per bene, magari percorrendo quel canale in più che non ci si aspettava fosse presente e che invece una scansione radiografica tridimensionale del dente fatta a posteriori mostra chiaramente. In altri casi, il dente non può proprio essere sigillato passando da “dritto” e allora l’infezione va tolta per via chirurgica e la porta di uscita dei batteri deve essere tappata “da dietro”. Questo intervento si chiama apicectomia, ed è l’ultima spiaggia prima di valutare l’estrazione di un dente. 

Un altro rischio è la frattura del dente devitalizzato. Sì, perché una volta tolta la polpa, il dente diventa più fragile. Per questo, soprattutto sui denti posteriori, consigliamo spesso una corona o un intarsio protettivi: servono proprio ad evitare che un dente devitalizzato si rompa mentre mastichi.

Poi ci sono casi in cui il dente sembra a posto, ma dopo mesi o anni compare un’infezione o una lesione all’apice della radice. Succede raramente, ma quando capita bisogna intervenire: o si rifà la devitalizzazione, o – nei casi più estremi – si valuta l’estrazione.

Ora, non ti sto dicendo che tutto questo ti capiterà. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi tutto fila liscio. Ma voglio che tu sappia cosa può succedere, così se noti qualcosa di strano, non aspetti: ci chiami e lo risolviamo subito.

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Devitalizzazione o estrazione?

Ecco un bel dilemma che capita spesso: “Ma non è meglio togliere direttamente il dente e basta?”. Ti capisco, è una domanda legittima. Ma ti dico subito la mia: se un dente si può salvare, va salvato. Sempre.

La devitalizzazione ha un solo grande obiettivo: conservare il tuo dente naturale, che – credimi – è sempre la scelta migliore quando possibile. Nessun impianto, nessuna protesi potrà mai sostituire al 100% un dente vero, con la sua radice, il suo supporto naturale, la sua funzione perfetta.

Ora, è vero che in certi casi l’estrazione diventa l’unica strada: se il dente è completamente distrutto, se c’è una frattura profonda sotto la gengiva, o se ha già avuto più trattamenti falliti. Ma in tutti gli altri casi, vale la pena provarci. La devitalizzazione può darti anni – anche decenni – di tranquillità, senza bisogno di interventi più invasivi.

E poi diciamolo: estrarre un dente vuol dire aprire il capitolo “sostituzione”. E lì si parla di impianti, ponti, soluzioni più complesse e costose. Se possiamo evitarlo, tanto meglio.

Quindi il consiglio che ti do è questo: non decidere da solo. Fatti vedere, facciamo una visita, una radiografia, e ti dico io se vale la pena salvare il dente. E se si può fare, ti assicuro che lo facciamo con tutte le garanzie del caso.

Quanto costa una devitalizzazione

Arriviamo alla domanda che gira sempre nell’aria: “Dottore, ma quanto costa una devitalizzazione?”. E la risposta è sempre la stessa: non esiste un prezzo fisso per tutti, perché ogni caso è diverso. Ma ti aiuto a capire come funziona.

In Italia, il prezzo medio per una devitalizzazione può variare a seconda del tipo di dente. Un dente davanti, con un solo canale, costa meno. Un molare, con tre o quattro canali, richiede più tempo e più materiali: quindi, costa di più. E se il dente è già stato trattato in passato e va rifatto? Allora parliamo di un intervento più complesso, e il costo può salire.

Ma attenzione: non è solo questione di “numero di canali”. Ci sono altri fattori che fanno la differenza:

  • la presenza di perni o strumenti rotti in una precedente devitalizzazione
  • la presenza di situazioni particolari, come denti perforati in precedenti trattamenti o che presentano dei riassorbimenti esterni
  • la necessità di usare materiali particolari per chiudere canali “difettosi”

Nella nostra clinica, valutiamo sempre ogni caso singolarmente. Ti spieghiamo tutto prima di iniziare, senza sorprese. E ti garantiamo una cosa: il prezzo rispecchia la qualità del lavoro, perché qui non si improvvisa nulla. La devitalizzazione è un trattamento delicato, e farla bene oggi vuol dire evitare problemi seri domani.

Prevenzione: come evitare una devitalizzazione

La miglior devitalizzazione è quella che non serve fare. E sì, c’è un modo per evitarla, anzi più di uno. Basta un po’ di attenzione e qualche buona abitudine.

Primo punto: l’igiene orale. Lo so, sembra banale, ma lavarsi bene i denti – almeno due volte al giorno – fa la differenza. E quando dico “bene”, intendo con calma, spazzolino giusto, e magari anche il filo interdentale o lo scovolino. Perché la carie parte dove non pulisci bene, e se la lasci andare, ti porta dritto alla carie e poi alla devitalizzazione.

Secondo: controlli regolari dal dentista. Qui non si scappa. Se vieni ogni sei mesi, noi possiamo intercettare i problemi quando sono ancora piccoli, prima che diventino mostri. Ti eviti dolori, emergenze e trattamenti più complessi.

E poi c’è un aspetto che spesso si sottovaluta: i traumi dentali. Se fai sport di contatto o se hai abitudini come digrignare i denti (magari di notte, senza saperlo), parliamone. Ci sono protezioni e soluzioni per evitare danni seri. In fondo non serve fare miracoli: basta prendersi cura dei denti ogni giorno. Così ti eviti non solo le devitalizzazioni, ma anche tante altre seccature.

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