Sono fermamente convinto che per un imprenditore sia importante guardare al futuro, ma, come tutti, a volte mi soffermo nostalgicamente a ricordare da dove io e Federico, il mio socio, siamo partiti.
Era il 2005 ed ero appena laureato.
Una compagna di università mi aveva detto che a Caraglio un dottore stava cedendo uno studio dentistico appena allestito per necessità di trasferirsi.
L’occasione mi era sembrata di quelle da non lasciarsi sfuggire, visto che il prezzo di vendita era abbordabile perché lo studio non era avviato, era da finire di arredare ed il proprietario aveva urgenza di disfarsene.
E così, con l’imprudenza e l’entusiasmo del neolaureato, decisi di non lasciarmi sfuggire l’occasione.
Chiedendo un piccolo prestito in banca, con la garanzia dei genitori dipendenti statali, comprai ancora una poltrona nuova, da affiancare a quella di seconda mano che già era presente in studio e appesi la mia prima targa al muro: Studio Odontoiatrico Dott. Salzano Stefano, si riceve su appuntamento.
La feci grigia con le scritte bordeaux, per distinguermi da quelle in ottone che mi sembravano fuori moda.
I primi pazienti, come spesso capita, arrivavano direttamente da mia madre che, da ottima PR e fidandosi ciecamente del suo scarrafone, inviava i suoi colleghi che lavoravano alle poste.
E il suo appoggio non si fermava qui.
Dopo il lavoro, un paio di giorni a settimana, quando lo studio era chiuso, veniva ad aiutarmi a pulirlo, maniaca com’è dell’ordine…
Ancora mi chiedo come fosse possibile che, in mancanza di una assistente e in presenza di uno sbarbatello aiutato dalla mammina, i pazienti non solo si fidassero, ma sembrassero anche molto soddisfatti… ♂️
Mi sentivo preparato, ma ovviamente, all’inizio, oltre ai soldi per assumere assistenti, mancava l’esperienza e l’appoggio teorico che mi potevano dare professori e colleghi di reparto dell’università con cui ero ancora in contatto non mi bastava.
Serviva un supporto fisico sul posto!
E chi meglio di Federico, il mio compagno di reparto durante i tirocini pratici all’università?
Del resto si era laureato 6 mesi prima di me per degli inconvenienti che avevo avuto con i risultati della tesi sperimentale che dovevo presentare, non arrivati in tempo per la prima sessione di laurea…
Con tutta quella esperienza in più ( ) e il feeling costruito in 2 anni di reparto insieme, era sicuramente la scelta ideale. ☝️
Fu così che Federico, che nel frattempo lavorava in un centro aperto 24 ore su 24 che lo chiamava a volte alle 11 di sera per vedere una sola urgenza, reputò la proposta di collaborare con me più allettante (ci voleva poco… ), nonostante non ci fosse certezza di ritrovarsi la poltrona piena e dovesse farsi 260 km tra andata e ritorno, viso che abitava a Castiglione Torinese.
Dopo sei mesi di rodaggio, visto che i pazienti sembravano aumentare costantemente e il nostro connubio funzionava, proposi a Federico di entrare in società, cedendogli a prezzo di costo una parte dello studio, come premio per la scommessa che anche lui aveva fatto nell’appoggiarmi in quell’avventura.
Federico accettò, ponendo però delle condizioni: era il momento di acquistare dei computer e smettere di scrivere le cartelle e le fatture a mano e di assumere una assistente al posto della pur eccellente mamma.
Da allora le cose sono andate sempre a crescere.
Dopo 3 anni fu la volta del primo restyling dello studio.
Dopo un congresso a Roma in cui Federico si esibì in una epica trattativa da mercato per portare a casa una nuova poltrona per sostituire quella usata che avevamo, ricolorammo lo studio, assumemmo la seconda assistente e iniziammo ad avvalerci della collaborazione di un nuovo neolaureato.
Dopo 3 anni, noi non ci consideravamo più tali…
In quell’anno iniziammo anche a promuoverci attraverso la pubblicità e a offrire servizi come l’apertura domenicale e questo diede il turbo alla nostra attività, tanto che, dopo soli 3 anni, in quello studio da 80 metri non ci stavamo più.
Avevamo saturato le nostre possibilità operative: con 8 dipendenti e tre collaboratori, pur lavorando sabato e domenica, in quello studio non ci stavamo più. Dovevamo mangiare a turno in uno sgabuzzino e cambiarci in un locale dove stava in piedi una sola persona…
Mi misi in cerca di una nuova struttura e finii a contrattare l’affitto di un prefabbricato davanti all’Ipercoop a Cuneo, in un complesso commerciale di nuova realizzazione.
La cosa non fu facile e richiese un anno di trattativa. I proprietari non si fidavano di due trentenni che volevano mettere in piedi una attività in piena crisi economica mondiale.
Sì, perché, mentre noi procedevamo con il primo restyling dello studio, falliva Lehman Brothers e sappiamo tutti cosa sia accaduto negli anni successivi.
Assumendoci noi tutti i rischi del caso, riuscimmo a convincere i proprietari ad affittarci la struttura, ma avremmo dovuto spendere noi tutti i soldi per l’allestimento, impiantistica compresa, in un locale che non era di nostra proprietà, cominciando a firmare fideiussioni a destra e a manca.
Servì ricorrere anche a un consorzio di garanzia profumatamente pagato per portare a termine la trattativa.
In parallelo, riuscimmo a convincere anche il laboratorio odontotecnico con cui collaboravamo fin dall’inizio a trasferirsi nella stessa struttura, offrendoci di sostenere noi le spese del loro trasloco, dato che loro non sentivano l’esigenza di trasferirsi e c’era la crisi…
Insomma, credevamo così tanto nel progetto da assumerci noi i rischi per tutti.
Eppure la scommessa era enorme.
Passare da 2 poltrone in 80 metri quadri a 9 in 700, con tutte le spese che questo comportava, non era proprio un gioco da ragazzi.
Sapevamo di portare un dentista a Cuneo che non c’era ancora. Una struttura indipendente dedicata alla sola odontoiatria, che offriva servizi che, a quei tempi, in città non si trovavano.
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Apertura 357 giorni all’anno, compresi quindi agosto, la maggior parte dei festivi e i sabati e le domeniche, possibilità di eseguire panoramiche, tac e altri esami diagnostici in sede, parcheggio enorme, due sale relax per il post operatorio di chi si sottoponeva a interventi chirurgici, laboratorio odontotecnico in sede e un servizio navetta per chi non riesce ad essere accompagnato e non può guidare, magari perché deve subire un intervento che lo sconsiglia.
Ricordiamoci che era giugno del 2011 ed eravamo in piena crisi: le borse mondiali inanellavano ogni giorno prestazioni disastrose e le aziende chiudevano, non erano in molti ad avventurarsi in nuove imprese.
Come se non bastasse, io e Federico, rimanendo senza una lira per avviare la nuova struttura, non riuscivamo nemmeno a pagare le tasse e, come se non bastasse, mio padre subiva un trapianto, tanto per rendere più leggera la situazione.
Nonostante tutto la fortuna, si sa, aiuta gli audaci e la nuova struttura in breve tempo è diventata un punto di riferimento non solo per l’odontoiatria cuneese, ma anche per quella italiana: io e Federico teniamo da tre anni un corso di management odontoiatrico a cui partecipano 200 colleghi provenienti da tutta Italia e abbiamo scritto due libri sullo stesso argomento.
Inoltre, Federico porta avanti in parallelo anche 4 corsi di chirurgia all’anno con altrettanti partecipanti.
Il continuo aumento del numero di pazienti ed il crescente riconoscimento in ambito operativo che ci viene tributato da molti colleghi hanno portato ad ulteriori espansioni della nostra struttura. Nel 2015 abbiamo aperto uno studio dedicato all’igiene dentale a 50 metri dallo studio principale e nel 2019 una sala congressi da 65 posti, sempre nello stesso complesso commerciale davanti all’Ipercoop, potendo così allestire una nuova unità operativa nello studio principale, al posto della vecchia sala congressi da 20 posti.
Ma le sfide non finiscono mai e l’ultima che possiamo dire di aver vinto è stato il lockdown per il Covid-19, evento che per una struttura con 28 dipendenti e 14 collaboratori quale ormai siamo, poteva essere disastroso, viste le enormi spese di gestione.
Ma ormai non siamo più solo io e Federico a farci carico dei problemi e delle sfide, ma una famiglia di quasi 50 persone e proprio grazie alla nostra organizzazione ridondante, siamo stati in grado di reagire prontamente alla situazione e utilizzare la sala congressi come sala d’attesa in entrata, in cui effettuiamo il triage, utilizzando le sale d’attesa nei due studi per i pazienti in uscita.
In questo modo abbiamo potuto riprendere subito le attività in sicurezza, tornando subito a pieno regime, garantendo ai pazienti le distanze e la sicurezza.
Con l’entusiasmo e con persone al nostro fianco che credono nella nostra mission siamo convinti di poter vincere tutte le sfide e chissà quali ha in serbo il futuro per noi…
In questi giorni difficili, mi piaceva l’idea di condividere una storia positiva che può essere di stimolo a molti, giovani e non, e, perché no, per concedere a me, a Federico e a chi collabora con noi il giusto riconoscimento ad un percorso di crescita continua, difficile ma entusiasmante.
Ad maiora a tutti noi!
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